Operazione Tikkun

Personaggi

Il rabbino Wolwosky, il Fantasma di suo Padre, Lazlos Capeki, detto Moshele, Miro, suo aiutante, la Signora Clasky.

Nell’immaginario paese di Slavonia vive il vecchio rabbino Wolwosky, stanco e demotivato perché la sua Comunità non risponde agli stimoli religiosi che lui cerca di darle e la vita scorre piatta e noiosa, priva di quella luce spirituale da lui tanto cercata e ridotta a una routine che consiste in aride revisioni del talmud e insegnamenti a ragazzini insolenti che devono fare il bar-mitzvah. Wolwosky parla solo con il fantasma di suo padre, morto ad Auschwitz quando lui era bambino, e con la signora Clasky che forse è un po’ innamorata, non ricambiata, di lui. Ma un giorno bussa alla sua porta il politico di estrema destra Lazlos che alcuni detrattori accusano di essere ebreo. Lazlos vuole sapere la verità e chiede al rabbino di consultare vecchi documenti d’archivio per risalire al suo albero genealogico. Wolwosky intravede in lui un’occasione di redenzione, una scheggia di luce nelle tenebre, un frammento del vaso originario in cui, secondo la tradizione, era custodita la luce originaria e mente dicendo che si, lui è ebreo. A questo punto Lazlos, che ne fa una questione di sangue, inizierà un percorso di educazione spirituale ai valori ebraici che lo porteranno a molti cambiamenti drastici, primo tra tutti l’abolizione del suo adorato maiale. Il testo racconta appunto questa operazione Tikkun (è questo il termine con cui si intende la “riparazione” del mondo), questo insolito rapporto di maternage tra il vecchio rabbino e il nazista convertito, che non solo fa suoi i valori ortodossi ma diventa un estremista unendosi all’estrema destra Israeliana nella persecuzione degli arabi. La religione applicata senza saggezza e umanità crea nuovi fanatismi e il tono della farsa si colora di nero, sfiorando il dramma quando Lazlos rivela alla fine la sua vecchia natura, in realtà mai mutata ma solo nascosta. Ma anche il Rabbino deve imparare qualcosa: che la religione non è solo solitudine e applicazione rigorosa della legge, è uscire fuori e cercare la luce nell’incontro con gli altri, anche se l’incontro non è sempre felice. E soprattutto che il vero significato dell’operazione Tikkun, è seguire la frase detta da Dio a Abramo: “Lech lechà. Va’ verso te stesso”.

IN DUE RIGHE:

LAZLOS: Stop! Questo è impossibile! E’ impossibile non mangiare il porco! Il nostro paese si basa sulla tradizione del porco! Non mangiare il porco significa tradire la patria!
RABBINO: Mi dispiace. E’ scritto così.
LAZLOS: Nessuno deve toccare il porco! Porco e panna acida sono i capisaldi della nostra costituzione.
RABBINO: Non potresti comunque mescolarli. E’ vietato mangiare carne e latte insieme.
LAZLOS: Ah, devo sedermi! Questo è veramente troppo. Deve capire mio sconforto, Rabbino. Ho dedicato tutta la mia vita ai maiali. Sono stato circondato da maiali fin dall’infanzia. I maiali sono miei compagni.
PADRE: E i suoi compagni sono maiali, non fa una piega.
LAZLOS: E poi… quali altre regole crudeli comanda questo vostro Dio spietato?
RABBINO: Varie ed eventuali. Ma credo che per oggi basti così. LAZLOS: Sono esausto.
MIRO: Capo, lei non è costretto a diventare ebreo.
LAZLOS: Io non posso scegliere, Miro. Il sangue, il sangue parla chiaro. L’albero genealogico mi obbliga a far parte di questo popolo eletto che non apprezza i suini.
MIRO: Beh, si consoli. Sempre meglio ebreo che omosessuale.
LAZLOS: Ti ringrazio, Miro. Hai sempre una parola di conforto. (Si fanno reciprocamente il saluto sbattendo i tacchi)

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