Pesach | Passaggio

Primo Premio   Concorso Ugo Betti   2001 

Motivazione:  “All’interno della cornice di un cerimoniale antico e incrinato, ma che ancora fa valere la sua costrittiva presenza (una Pasqua ebraica), si consuma un rito di disgregazione familiare: risentimenti, avversioni, intolleranze, tentativi di rappacificazione, sordi rancori ed affetti repressi si liberano e si scaricano senza clamori, ma con tragica risonanza.
Il dramma si impone per un suo linguaggio asciutto e spezzato, pronto per la scena, dove gli oggetti e i sentimenti subiscono un costante processo di astrazione: schegge impazzite di una quotidianità dentro la quale si annidano destini nascosti e si combatte una guerra che va finalmente a smorzarsi nella palude dell’indifferenza e della stanchezza”.
 

Personaggi: 

La Madre, Nora, Betta, Giorgio. 
 

Sinossi:

Nel giorno di Pesach la pasqua ebraica, si celebra la libertà ritrovata dopo la schiavitù; con la fuga dall’Egitto e il passaggio del Mar Rosso inizia l’esodo, i quarant’anni nel deserto necessari al popolo per trovare la sua identità.
In questa ricorrenza la famiglia si riunisce intorno ad un tavolo per il seder, la cena rituale, e parte un rito di memoria collettivo che serve ai partecipanti a ribadire una loro adesione alla comunità e a rispecchiarsi nella Storia.
Anche in “Pesach-Passaggio” una famiglia cerca di ritrovarsi, dopo un lungo silenzio rancoroso. E’ composta dalla Madre, scampata alla Shoah, chiusa nei suoi ricordi, da Nora, la figlia maggiore, alle prese con un difficile rapporto con il figlio adolescente, del quale si festeggia il compleanno proprio quella sera, da Giorgio, ex-poeta frustrato da un lavoro di bancario e da Betta, la minore, considerata da tutti un’ incapace per i suoi desideri un po’idealistici di vivere con la scrittura.
La cena di Pesach diventa l’occasione per un confronto tra posizioni irrigidite, sogni infranti, segreti e non detti che portano la famiglia a rimettersi in gioco e a “guardarsi”.
Ma forse, proprio dal caos e dall’andare in pezzi potrà nascere un cammino autentico di ricerca verso se stessi. Perchè l’unico rito in cui una famiglia si vorrebbe riconoscere non è quello ideologico della religione, che annulla le differenze, ma quello affettuoso dell’amore, che le rispetta.Rappresentazioni:

FRANCIA:
Produzione Maison de la Culture de Bourges/Theatre de la Ville (Theatre des Abbesses)  Paris.
 
Regia di Lukas Hemleb
Tradotto da Caroline Chaniolleau per iniziativa del Centro Internazionale della traduzione Antoine Vitez.
Tra ottobre 2004 e marzo 2006 Pesach è stato rappresentato:
Maison de la Culture de Bourges 
Theatre Municipal Entracte di Chartres
Palais des Arts di Vannes
Theatre des Abesses Paris
Le Nouvel Olympia Tours
Theatre de l’Ouest Parisien Paris
Le Manège – Maubeuge
Theatre de Saint Quentin en YvelinesGERMANIA: 

nel 2005: Theater im Pfalzbau Ludwigshafen
Theatre National de Luxembourg, regia di HansGunther Heyme.ITALIA: 

lettura organizzata da OUTIS, Piccolo Teatro di Milano (settembre 2003)
Regia di Valter Malosti.
Con Franca Nuti, Valter Malosti, Michela Cescon, Carla Chiarelli.
SVIZZERA:
Theatre La Confiture, Geneve, regia di Philip Cohen, aprile 2010.
 
Traduzioni:
francese, inglese, tedesco. Pubblicato dalla rivista Sipario e dalla casa editrice francese Actes Sud nel 2009.
In due righe:

BETTA: Perché tu e Nora siete così interessati alle mie scelte di vita?

GIORGIO: Perché siamo invidiosi, è chiaro.

 

BETTA: Sei mesi fa ho cercato di ammazzarmi. Avevo un vuoto tremendo. 

Questo ha un significato per voi? Uri mi ha svegliata da un letargo. 

Adesso sento per la prima volta che ho qualcosa da dire e voglio dirlo.

GIORGIO: E cosa hai da dire?

BETTA: Credo che voglio scrivere di come è faticoso guadagnarsi un’identità.

GIORGIO: Ah, già, l’identità ebraica. Per questo ci sono le uova salate e i libri su Auschwitz.

BETTA: L’’identità e basta.

GIORGIO: Costruirsi un’identità non è un’operazione di marketing che si fa a tavolino. Credo che sia un po’ più doloroso.

BETTA: Sto dando il mio contributo alla causa.

GIORGIO: Se continui a dare un contributo inzeppandoti di psicofarmaci e tentando il suicidio, non ti servirà a nulla avere un’identità.

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